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Il boss di Caivano aveva paura del Covid: “Qua sopra non dovete più salire, metti i soldi nel paniere”

Durante la pandemia Covid il clan Gallo-Angelino di Caivano aveva allestito un banco alimentare per intercettare il consenso popolare; il boss, però, temeva il contagio.
A cura di Nico Falco
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Massimo Gallo, a capo dell'omonimo gruppo di camorra egemone nel Parco Verde di Caivano, aveva paura di essere infettato col virus del Covid-19, tanto da impedire agli affiliati di salire in casa sua, anche quando si trattava di consegnare i soldi della droga. Nemmeno con le mascherine: avrebbero dovuto metterglieli nel "paniere", ovvero il cesto legato alla corda che si cala dalla finestra. Emerge dall'ordinanza che ha portato in manette 50 persone, ritenute inquadrate nel sistema droga della cittadina della provincia Nord di Napoli. Il blitz è scattato questa mattina, 1 ottobre, a conclusione dell'indagine svolta dai carabinieri del Nucleo Investigativo e del Gruppo Castello di Cisterna e coordinata dalla Direzione Distrettuale Antimafia. Col virus, però, il clan aveva anche approfittato per raccogliere consenso sociale: aveva allestito un banco alimentare per le persone bisognose.

Il boss e la paura del Covid-19: "Non dovete salire a casa"

Gallo, secondo gli inquirenti, avrebbe preso il comando alla fine del 2019, insieme ad Antonio Angelino, personaggio di elevato spessore criminale e in passato legato alla NCO di Raffaele Cutolo, dopo l'arresto di vertici e gregari dei Sautto-Ciccarelli. Il sistema è quello ben noto del Parco Verde di Caivano, i due clan si alternavano a seconda di chi era libero: nel 2014 Nicola Sautto aveva preso il controllo in seguito all'arresto di Domenico Ciccarelli e cinque anni dopo, arrestato a sua volta, l'aveva lasciato a Gallo.

Nel 2020, con l'epidemia Covid-19, e le conseguenti restrizioni che tra l'altro avevano portato all'aumento del costo della cocaina (da 33mila a 48mila euro al chilo), anche il boss era timoroso di venire contagiato. Paura che andava però in contrasto con le esigenze del "lavoro": era obbligato ad incontrare gli affiliati per farsi consegnare il denaro delle piazze di spaccio.

Così aveva pensato al paniere, in modo da eliminare qualsiasi contatto umano. "Mi devi fare un favore – dice Gallo in una intercettazione del 10 marzo 2020 – qua sopra non devi salire più, mi devi fare questo piacere, mi chiami e me li dai da dentro al paniere". Gallo è tra i destinatari dell'ordinanza di oggi, insieme alla moglie, che, secondo gli inquirenti, avrebbe avuto in gestione la cassa comune del gruppo criminale.

Il banco alimentare durante il Covid

Il virus è stato, però, anche l'occasione per rafforzare il "welfare della camorra" e racimolare consensi. Come avevano fatto anche gli Esposito di Bagnoli, che si erano proposti come punto di riferimento per chiunque avesse bisogno. Allo stesso modo i Gallo-Angelino avevano organizzato un banco alimentare, in modo da disseminare crediti che avrebbero poi riscosso sotto forma di preferenze elettorali. Lo ha spiegato in conferenza stampa il procuratore di Napoli, Nicola Gratteri: "Quando c'era da votare, quelle persone avrebbero votato il candidato della camorra".

Uno scenario che ha trovato conferma nelle successive indagini, finalizzate il 10 e il 31 ottobre con conseguenti decine di arresti, che hanno dimostrato una "interazione tra dipendenti del Comune di Caivano e la criminalità organizzata locale, finalizzata a pilotare gli appalti verso certe ditte a cui poi veniva chiesta una tangente". Proprio questi contatti avevano portato al decreto di scioglimento dell'amministrazione comunale.

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